Oggi abbiamo l’immenso piacere di intervistare Ailyn Perez, una delle poche artiste che può vantare una carriera internazionale nei teatri più importanti del mondo come il Metropolitan di New York e la Scala di Milano, dove è impegnata proprio in questi giorni.

1. Ripercorriamo un po’ la tua carriera: quando nasce il tuo amore per l’Opera?

Il mio amore per l’Opera nasce quando ero giovanissima. Ricordo di aver ascoltato un CD di Maria Callas intitolato “La Divina”, me ne innamorai e suscitò in me la curiosità di scoprire quel mondo e “quell’universo intero” che lei cantava. Rimasi affascinata da quanta poesia ed emozione l’Opera potesse trasmettere. Devo dire che Maria toccò il mio cuore.

2. Come hai iniziato a cantare e quando?

Ho iniziato a cantare all’età di 15 anni con Carl Lawrenz che fin da subito credette in me e mi invitò a coltivare questo dono, a provare ad entrare all’Indiana University dove studiai con Martina Arroyo che mi insegnò la dedizione allo studio ed il rigore.

3. Raccontaci del tuo debutto: sensazioni, emozioni, paure, …

Il mio primo debutto fu in Florida nel 2002. Avevo vinto un concorso che mi avrebbe permesso di debuttare un ruolo. Il mio ruolo fu Zerlina del Don Giovanni.
Ricordo con ironia ed emozione che con me cantava il baritono Davide Damiani ed io temevo di “entrare” nel momento sbagliato; questo mi preoccupava ma alla fine il mio Don Giovanni mi aiutò ad “entrare” nel momento giusto quindi “mi rapì e mi salvò” allo stesso tempo.
Ogni volta, però, in un nuovo teatro o in un nuovo ruolo sento ancora l’emozione del debutto e tanta adrenalina.

4. Possiamo dire che sei considerata una delle star del Metropolitan. Com’è cantare al Met, teatro sognato da ogni artista? È realizzare un sogno?

Cantare al Metropolitan è davvero una grande gioia e un gran piacere; l’acustica è bellissima e lavorare con tanti grandi artisti è davvero straordinario. Il MET mi fa sentire come se fossi a casa (una casa artistica) che ispira a migliorarti sempre e sicuramente mi da tanta soddisfazione. Lo Staff è straordinario, è un grande piacere lavorare con i Maestri accompagnatori del teatro e con tutte le persone che lavorano nella grande “macchina” del Metropolitan.

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5. È molto importante avere delle persone che ci sostengono, chi è il tuo più grande fan?

Devo dire che ho scoperto moltissime persone che mi sostengono e mi incoraggiano attraverso Instagram, è bellissimo ricevere messaggi da giovani e da appassionati. Loro sono i miei fan ed io mi sostengo anche attraverso loro.

6. Come ti senti quando devi salire sul palco?

Prima di salire sul palco, in sala trucco, scherzo e rido però cerco di non essere troppo rilassata; credo che una buona adrenalina faccia bene. Saluto i colleghi, poi generalmente faccio i vocalizzi e provo le frasi più importanti dell’Opera, rinfrescando i punti che posso fare meglio e, infine, me ne dimentico per lasciare posto al personaggio.

7. Qual è il tuo approccio ad un ruolo nuovo?

Il mio approccio ad un nuovo ruolo parte dal visionare lo spartito e vedere come finisce l’Opera, così vedo se è un ruolo che mi può piacere e dal quale mi sento ispirata. Dopo, guardo le arie e le cabalette e inizio a “vocalizzare” il ruolo per trovare la sua dimensione vocale. È come una coreografia, in un nuovo ruolo devi scoprire ogni passo e devi farlo tuo. In seguito lavoro con il pianista (come consiglio posso dirvi di cercare un buon pianista che conosce l’orchestrazione dell’opera, lo stile, il fraseggio e tutte le sfaccettature della stessa).

8. Qual è l’artista vivente che stimi di più e perché? E da quale mito del passato ti senti maggiormente ispirata?

È difficile dire qual è l’artista vivente che stimo di più perché apprezzo moltissimi miei colleghi, ma se devo fare qualche nome sicuramente Anna Netrebko e Aprile Millo. Anna è una persona super positiva e mi ha appoggiata davvero tanto, è un’artista straordinaria con una voce davvero unica ed ha un grandissimo istinto. È un’artista coraggiosa e non posso negare la grandissima stima che nutro per lei. Aprile Millo ha qualcosa di magico, comandava l’atmosfera con il colore d’oro della sua voce, dominava la pronuncia e il testo in modo egregio. Lei crea un’atmosfera davvero speciale.
Gli artisti del passato dai quali mi sento maggiormente ispirata sono sicuramente Maria CallasMonteserrat Caballè e Helen Traubel. Devo confidarti che sono ancora molto turbata dalla scomparsa di Caballè, sarebbe stato un mio sogno incontrarla e parlare un po’ riguardo a questa meravigliosa arte. Sono certa che mi avrebbe dato tanto.

9. Qual è il personaggio che preferisci interpretare?

Il personaggio che più mi affascina è Violetta nella Traviata perché è un personaggio completo. Sento scorrere nel sangue un amore speciale per Verdi, quindi mi piace moltissimo interpretare personaggi come Desdemona, Amelia, Elisabetta e invece nel repertorio francese sicuramente Manon di Massenet e il personaggio di Thaïs.

– Parlami di Mimì, come senti e vivi questo personaggio?

Quando interpreto Mimì è per me come ricreare la sensazione del primo amore. Mimì è una ragazza semplice e forse proprio le cose più semplici, come nella vita, sono le più difficili. Mimì ama e dà amore e questa è l’infinità del suo ruolo. “Ama te stesso e dai amore, questo è l’infinito”.
Mimì è il mio sole d’aprile.

10. Come definiresti la tua voce? E cosa vuol dire per te essere un’artista?

L’artista è colui che mette a disposizione la sua arte e dona la sua voce e i suoi sentimenti agli altri, è servire la musica. La mia voce la definisco lirico con agilità come è sempre stata, ma non lo devo dire io (ride).

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11. Che consiglio ti senti di dare ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?

Ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera mi sentirei di dare tre consigli:
1. Fondatevi sulla tecnica (respirazione, spazio, parola). Avere una buona base ti aiuterà nei momenti di ansia e ti darà sicurezza. Devi ripeterti, come diceva il mio primo Maestro, “tu ce la puoi fare” e smettila di dire che non ce la farai.
2. Conoscere bene la musica, farla com’è scritta perché la tecnica cresce anche man mano che conosci la musica.
3. Le emozioni: devi entrare in profondità dentro di te e nel tuo personaggio.
Io penso spesso che sto cantando anche per chi non lo può fare, è un dono da Dio che hai e lo devi donare. Non puoi vivere solo per cantare ma devi sapere chi sei, rispettare te stesso e prendere coscienza del grande dono che ti è stato fatto perché “l’arte esiste per essere donata”.

12. Parlaci di questo nuovo debutto in Ernani alla Scala di Milano. Cosa significa essere qui alla Scala e cantare questo ruolo?

Intanto devo dire che è un privilegio cantare alla Scala, uno dei teatri più importanti del mondo ed è un piacere lavorare con colleghi di questo straordinario livello come Francesco MeliLuca Salsi e Simone Piazzola.
Credo inoltre ci sia una particolare atmosfera, profondità e tradizione con Verdi qui e la sua musica è davvero una cosa unica e sento che mi sta facendo davvero crescere. Elvira non è un ruolo semplice perché ci sono duetti e terzetti molto difficili, è cantare il bel canto. È un personaggio fiero, romantico e io mi sento come lei per il grande amore che mi lega a Verdi.
È davvero un onore cantare Verdi alla Scala con i miei stupendi colleghi.

13. Prossimi impegni?

I miei prossimi impegni sono a New York per Mimì, Falstaff, Don Giovanni a Houston Grand Opera con la mia donna Anna e un concerto a Istanbul e uno a Praga.

Ringraziamo di cuore Ailyn Perez, astro della lirica nel mondo e dimostrazione vivente che l’Opera è giovane e, aggiungiamo, persona umilissima e straordinaria.
Toi toi toi per i tuoi prossimi impegni!